E’ facile intuire che, in linea generale, quando si sceglie il look di un personaggio dei cartoni animati si preferisce orientarsi verso colori tenui se è una figura positiva e su tonalità più scure se è un cattivo o un suo aiutante. La casa di produzione americana Walt Disney ha sempre seguito questo modo di lavorare e lo ha perfezionato sempre più, come ci rivela Il sito americano Vennggage
Questo sito, tra i leader mondiali delle grafiche online, ha realizzato un’infografica che mostra come ogni colore e sfumatura comunichi allo spettatore emozioni diverse.
Per questo studio 80 personaggi Disney e Pixar tra gli selezionati per lo studio (40 eroi e 40 cattivi) sono divisi in base al proprio colore dominante. Risulta da questa ricerca gruppi di personaggi con caratteristiche comuni che rendono molto chiaro il nesso tra le scelte cromatiche degli animatori e ciò che lo spettatore prova nei confronti di una determinata figura. Per fare un esempio, esempio se il giallo e il nero sono molto prevedibili, perché sotto ai due colori si riuniscono rispettivamente personaggi completamente positivi e del tutto negativi, il blu e il viola diventano “luoghi” di confine in cui si inseriscono tanto cattivi quanto eroi.
I personaggi rappresentati in modo dominante dal giallo sono accomunati da gioia, energia e intelletto, Come Biancaneve, simbolo di felicità e voglia di fare, Pocahontas, che lotta contro l’odio e il pregiudizio, e Belle, amante dei libri e capace di vedere il buono e il bello in una creatura mostruosa. Rientrano nel giallo anche il cowboy Woody di Toy Story, leader dei giocattoli di Andy, o il robottino Wall-E che non perde mai la speranza e la positività anche in un mondo alla deriva.
Il nero simboleggia il male, la morte e l’eleganza. È il colore dominante della strega del mare Ursula, che ruba la voce alla sirenetta Ariel. Nero è l’abito di Frollo, il crudele giudice del Gobbo di Notre Dame, così come nera è la criniera di Scar, lo zio di Simba che uccide Mufasa e ne usurpa il trono.
Il viola richiama un senso di nobiltà, di ambizione e di potere. Non stupisce quindi che sia comune negli abiti dei villain come Malefica, che scaglia una maledizione su una neonata per vendicarsi di non essere stata invitata a una festa a corte; o come Grimilde, la regina invidiosa che avvelena Biancaneve con una mela. Viola però sono anche il gilet di Aladdin e il mantello che Anna indossa per gran parte del film Frozen: secondo Venggage, sono elementi che contribuiscono a sottolineare l’ambizione del ragazzo di strada (che sogna una vita più agiata in un bel palazzo) e la nobiltà della giovane, che è la principessa del regno di Arendelle.
Il blu è un colore tipicamente legato agli eroi dal momento che rappresenta fiducia, lealtà e stabilità: Cenerentola – una ragazza umile, che resta sempre fedele a se stessa e la sua famiglia nonostante venga vessata – indossa un abito celeste; dello stesso colore è il vestito di Alice, che nel Paese delle Meraviglie mostra tutta la fiducia che ripone nel prossimo. Blu è anche il colore dominante di Judy Hopps, la coniglietta poliziotta con un forte senso della giustizia, protagonista del recente Zootropolis. Ma il blu, mostra l’infografica di Venggage, è anche il colore utilizzato per smorzare la negatività nei confronti di alcuni cattivi. Ade, per esempio, ha la pelle completamente blu ed è probabilmente il cattivo più simpatico dei cartoni Disney: nonostante abbia tentato più volte di uccidere il nipote Hercules, lo spettatore prova una naturale simpatia per lui. Anche Darla Sherman è sicuramente un personaggio negativo, ma è pur sempre una bambina quindi non comunica totale crudeltà o cattiveria come i cattivi di altre storie. Blu è poi un personaggio come Stitch che nasce per essere cattivo, ma quando atterra dallo spazio sulle Hawaii e conosce la piccola Lilo cambia pian piano e diventa un amico leale.
L’utilizzo del colore come veicolo di emozioni e informazioni “non è un’invenzione della Disney e nemmeno del cinema”, spiega Francesco Linguiti, esperto di semiologia degli audiovisivi. “È un predicato archetipo della psicologia umana, già molto visibile nella pittura: pensiamo agli impressionisti che utilizzavano i colori primari per raccontare l’inconscio o all’arte di Andy Warhol”. I colori raccontano, che noi lo vogliamo oppure no, e il cinema non ha fatto altro che sfruttare il costrutto culturale per cui una categoria cromatica ha un significato comune. “A volte la scelta è stata fatta consapevolmente dai cineasti”, spiega Linguiti. “Nel cinema western, ad esempio, il buono aveva sempre il cappello bianco e il cattivo lo aveva sempre nero. È praticamente impossibile, invece, che Walt Disney abbia scelto determinati colori per i suoi film con l’intento di comunicare un dato messaggio. Ma è molto interessante notare come determinate caratteristiche si ritrovino in personaggi tanto diversi per cui è stato scelto lo stesso colore dominante”. E’ alquanto improbabile che tutti gli animatori Disney, in diverse epoche e situazioni, fossero coscienti che il verde viene associato a un percorso di formazione e cambiamenti. È praticamente certo però, che il nostro bagaglio culturale e sociale comune ci porti ad associare quel colore alla resistenza, alla crescita e alla guarigione. Ecco perché Ariel, che nel corso di La Sirenetta si allontana dalla sua famiglia, diventa adulta e realizza il suo sogno di vivere sulla terra, ha la coda verde. Ed ecco perché Mulan, una giovane donna che si trasforma da ragazza che deve imparare come diventare una buona moglie a guerriera che salva il suo Paese, è sempre rappresentata in verde. Ma la stessa riflessione può essere fatta su personaggi creati da altri studi d’animazione. Verdi, per esempio, sono gli abiti di Merida, protagonista del film Pixar Brave – Ribelle: la principessa scozzese impara nel corso del film a cambiare prospettiva e a vedere il mondo con gli occhi di sua madre, con cui era in costante lite all’inizio della storia. Verde è la pelle di Hulk, creato nel 1962 da Stan Lee e Jack Kirby per Marvel Comics: il celebre “mostro” non è cattivo ma è la versione intima e nascosta del professor Bruce Banner, quindi anche in questo caso il verde rappresenta una evoluzione, una crescita. La DreamWorks ha scelto il verde anche per la pelle del suo orco Shrek, che nel corso del primo film impara ad accettarsi e a trovare il suo posto nel mondo.
Ognuno di noi è influenzato dalla psicologia del colore in maniera personale, in base alle proprie esperienze e al proprio bagaglio culturale, e non c’è una vera e propria regola valida per tutti, però personaggi cinematografici tanto popolari possono aver contribuito alle sensazioni che un determinato colore comunica a una grande fetta di persone. Un contributo non di poco conto da parte della Disney, dal momento che la percezione di un determinato colore da parte del pubblico è uno dei temi maggiormente studiati nel marketing aziendale e pubblicitario.